Sensibili alle forme by Massimo Pamio

Sensibili alle forme by Massimo Pamio

autore:Massimo Pamio [Pamio, Massimo]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2019-05-21T15:08:42+00:00


La metarappresentazione

La rappresentazione artistica non è riproduzione, non significa affidare al pensiero linguistico l’interpretazione dei segni che sono nel paesaggio, è un “guardare attraverso”, ovvero un guardare nell’oggetto il proprio vedere, un riflettersi nella propria visione in qualità di oggetto del mondo, per tornare a sé tramite lo sguardo dell’oggetto che ci interroga, è rappresentare la meraviglia del rappresentarsi delle cose, dell’evocarsi delle forme, ripetizione dell’atto del primo uomo che provò sorpresa di fronte a un segno in una roccia della grotta che gli richiamava l’immagine di un bisonte, un’estraniazione che ci illumina sul nostro essere separati, sul fatto che per vedere bisogna dividersi, che nell’essere si riproducono forse tutte le forme del mondo, di cui il nostro sguardo è rappresentazione finita di un’indefinita rappresentazione, perché siamo mille nell’uno e uno nei mille, portatori di cecità al visibile e di visibilità al vuoto, nella figuralità continua dell’universo in cui “l’immagine si genera sempre dal rogo di altre immagini, come l’araba fenice”72. La rappresentazione artistica libera l’immagine “dal suo destino di essere imprigionata in un oggetto”73. Il carattere “ninfale” dell’immagine (termine molto caro a Warburg, ripreso da Georges Didi-Huberman), che sfugge a coloro che cercano di possederla, e che tende a metamorfosare quando sta per essere raggiunta, narra proprio di quel che accade all’artista e all’osservatore dell’opera, entrambi cercano l’immagine e trovano il loro sguardo in quello dell’oggetto che li sorprende, li meraviglia prima di incarnarsi in altro, in ciò che sfugge, condizione di un polimorfismo appartenente alla natura.

La rappresentazione, l’accoglimento dell’immagine figurale, quel che io definisco la morfognosia, nell’uomo assume un rilievo particolare, connesso a quel che soltanto dopo lunghe ere si svilupperà, quando egli potrà pensare il concetto, l’astratto tramite la coscienza. Di tutto questo complesso sviluppo, il corpo-mente si avvantaggia generando un luogo dove continuamente viene elaborata una massa di informazioni, un teatro della “metarappresentazione”, un vero e proprio mondo parallelo: “Come la rappresentazione, anche la metarappresentazione serve a esaltare o evidenziare certi aspetti della rappresentazione per produrre segni che facilitino ulteriori stili computazionali, gestire internamente simboli in maniera sequenziale (‘pensiero’) e comunicare idee ad altri tramite un flusso di suoni unidimensionale (‘linguaggio’)”74. L’autocoscienza potrebbe essere il flusso che rende possibile il rapporto tra realtà e metarappresentazione, spazio illusorio, medium tra il mondo esterno - così come viene “letto” dal cervello umano - e la metarappresentazione interna che invece ne fonda o ne stigmatizza il valore emotivo e morale in un contesto semantico-linguistico, una narrazione biografica, indicando al sistema come comportarsi di fronte a quel messaggio esterno. Potrebbe avere l’aspetto del “pensiero”, in realtà potrebbe essere costituito da un passaggio vuoto, assimilabile al soggetto barrato lacaniano, quello che svanisce quando viene rappresentato da un significante nell’altro: “Il significante divide il soggetto poiché facendolo dipendere dall’Altro lo costringe a una sorta di eclissi proprio laddove esso viene rappresentato dal significante (…): il soggetto non è una realtà psichica autocosciente, chiusa su se stessa, autodeterminata, ma appare come un’evanescenza, come ciò che scompare proprio laddove si designa”75. Il pensiero sarebbe



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